Fame nervosa? Gestirla con la Dieta Equilibrata Psicosomatica

Chi è in preda alla “fame nervosa” tende a mangiare in modo compulsivo. L’origine delle “abbuffate” è prevalentemente emozionale e si correla con la presenza di ansie ed insoddisfazioni. Questi attacchi di fame non sono sempre uguali, ma si diversificano per due aspetti: intensità e durata. Le abbuffate sono più intense se avvengono dopo un periodo di alimentazione deficitaria o se ci si era imposti di seguire alla lettera una dieta e si è venuti meno rispetto ai patti con se stessi. Nel primo caso la fame effettiva produce un impulso incontrollabile; nel secondo ci si impone una sorta di autopunizione che disorienta.

Questi due fattori possono influenzare entrambi il comportamento alimentare. Negativi stati emotivi, protratti nel tempo, possono originarsi da una matrice nervosa per consolidarsi in un deficit nutritivo. È stato dimostrato che la carenza di aminoacidi è la causa principale che genera la fame. L’azione del cortisolo - ormone che viene prodotto in maggiore quantità durante stati di prolungato stress - produce il depauperamento di aminoacidi e questo spiega le sensazioni conducenti alla “fame nervosa”. Quindi, ansia, panico, frustrazione, insoddisfazione, scarsa autostima, repressione emotiva, non solo possono essere la causa della “fame nervosa”, ma portano il soggetto ad ingrassare, a perdere tono e ad ammalarsi, poiché si genera maggiore accumulo di grasso proprio dagli aminoacidi che, invece, dovrebbero dare forma a strutture e funzioni cellulari. Non bisogna dimenticare che mente e corpo sono due volti della stessa medaglia e che lo stress non deriva solo dall’essere esposti a ciò che non fa parte di sé, ma anche dal non esprimere la propria essenza spontaneamente. Serve risolvere i conflitti emotivi per evitare che fattori emotivi, come la solitudine, la tristezza o la frustrazione producano, nel nostro “secondo cervello” (la pancia), la sensazione di vuoto incolmabile parallelamente a quella di un pieno opprimente, che contrasta l’introduzione di cibo. La gratificazione che si genera dalla copresenza di queste sensazioni produce una chiusura del corpo in sintonia con il Sé ed un’attivazione delle potenzialità metaboliche al di fuori di quelle “ordinarie” che rendono meno determinante, rispetto all’apparire estetico ed allo stato di salute, la correttezza della nutrizione. Un metodo come la Dieta Equilibrata Psicosomatica (www.dietadep.com) porta la persona a gestire tali ambivalenze emotive nel rapporto con il Sé. Volersi bene è il modo migliore per essere felici con il proprio corpo.

Paolofabrizio De Luca

giovedì 19 maggio 2016

Le Vie del Benessere

Dott. Paolofabrizio De Luca
Psicologo - Psicoterapeuta - Consulente Tecnico d'Ufficio Tribunale di Napoli.
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