Il corpo tra mito e rito

Il mito è un racconto, un'espressione narrativa che riguarda il divino e l'umano. Il mito rappresenta un "manifesto" portato e tramandato per vicende ed immagini. Così come i miti evocavano una tradizione di qualcosa di conosciuto, anche la scienza è considerabile, oggi, una forma mitica per produrre conoscenza. La psiche umana possiede una capacità mitopoietica innata. Il creare miti consente alla psiche di evitare il non senso e lo schiacciamento della vita. La produzione dei miti consente l'uscita dalla condizione uroborica. Il mito, che genera anche l'archetipo, risponde, spesso, a domande tipo: chi siamo? che senso ha vivere o morire? Perchè, a volte, il paziente non migliora pur effettuando una cura farmacologica? Occorre chiedersi, in questi casi: cosa c'è all'origine di tale male? La razionalità serve a separare al fine di conoscere.

Così come ogni antica divinità rappresenta qualcosa e il suo contrario, la razionalità discrimina l'Apollineo dal Dionisiaco, ma allo stesso tempo governa l'insieme e comprende che entrambi fanno parte dell'unità. Rifacendoci alle 12 divinità classiche possiamo associarle simbolicamente alle dimensioni d'organo. Infatti, il corpo è costituito da un insieme di organi con funzioni differenti che, comunque, seguono una logica democratica: il benessere dell'individuo. In questo senso il corpo è manifestazione della coscienza politeistica. A quale divinità greca ci si può riferire, quando sopraggiunge una malattia? E' necessario capire il senso! Il corpo è caratterizzato anche da cicli e riti. Un "rito" è generalmente collocato in un luogo sacro, isolato da ciò che avviene altrove, ossia nel quotidiano. Si esplica attraverso un insieme di azioni che hanno un significato altamente simbolico, compiute in illo tempore e divenute archetipi. Nelle culture primordiali il rito si effettua perchè susseguimento di tradizione. E', per diversi aspetti, un momento "magico e creativo", che quasi ignora la dimensione spazio-temporale. Il termine "ritus" significa "percorso" ed è strettamente collegato col processo d'individuazione che riguarda l'azione simbolica e, soprattutto, chi la compie. Si parla, infatti, di "riti iniziatori" o "propiziatori". Sin dalla tradizione cristiana si considera il corpo come luogo rituale ovvero "corpo-tempio". Quest'ottica conduce, ancora una volta, alla rappresentazione di ogni organo come luogo archetipico. Infatti, il simbolismo e la visione psicosomatica riconoscono ad ogni organo un valore inconscio, che utilizza un proprio linguaggio, celato dietro la materia vivente. Un esempio di rito è l'utilizzazione del vino come sangue, proprio della tradizione cristiana. Anche nei riti dionisiaci il vino è espressione ematica e vitale. Il sangue mestruale, inoltre, veniva utilizzato per i riti magici ed i filtri d'amore, ma anche come veleno, cioè strumento che porta la morte. Ecco come il sangue, in quanto espressione del corpo, contiene in sè l'ambivalenza: vita e morte si esprimono in uno stesso elemento.

Paolofabrizio De Luca

martedì 19 aprile 2016

Le Vie del Benessere

Dott. Paolofabrizio De Luca
Psicologo - Psicoterapeuta - Consulente Tecnico d'Ufficio Tribunale di Napoli.
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